31 marzo 2020. Grazia Basile ricorda Tullio De Mauro

31 Marzo 2020

“A Tullio che ci ha sempre insegnato quanto è complesso il nostro parlare e a riflettere continuamente sulle parole che diciamo, ascoltiamo, leggiamo e scriviamo”.
Tullio De Mauro (2002), Prima lezione sul linguaggio, Roma-Bari, Laterza, p. 32
«Indagare il linguaggio può essere di grande interesse
teorico, conoscitivo, e così è stato dai primordi degli
studi filosofici, etnologici, medici. Ma potrebbe apparire
superfluo a fini pratici, operativi. Per dirla con Dante,
«opera naturale è ch’uom favella» (Paradiso XXVI 130):
parlare e riflettere sul parlare ci è del tutto naturale. Si
potrebbe dire: in quanto esseri umani sappiamo da madre
natura, sappiamo nascendo e, poi, vivendo con i nostri
simili come regolarci senza bisogno di speciali lezioni.
Ciò è solo in parte vero. Ma perfino se lo fosse interamente,
l’indagare il linguaggio non avrebbe e non ha un
puro valore conoscitivo, teoretico: non sarebbe e non è
superfluo se ci aiuta a percepire la complessità insita nell’usare
parole e dunque se serve a renderci conto che l’arte
del parlare (inclusa in ciò l’arte di ascoltare, leggere e
scrivere) è una ars longa, un cammino pieno di sorprese
e di qualche insidia, che si sviluppa per tutta la nostra vita,
così come accadde e accadrà per le generazioni che ci
hanno preceduto e, diis adiuvantibus, ci seguiranno».